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A PIEDI SCALZI ASSIEME AL CORONAVIRUS

Ho sempre pensato che la solitudine fosse una mia amica, perche' da lei ho imparato a convivere con me stessa nel bene e nel male. Ma devo ammettere che l' isolamento forzato dovuto al coronavirus mi ha portata verso una evoluzione personale del mio presente e futuro, una parte di me che avevo dimenticato a causa della routine e abitudini di tutti i giorni.

La mia vita e i miei pensieri non hanno mai condiviso cosi' tanto tempo insieme, come se fossi stata incarcerata nella mia testa ed isolata da tutti quelli che voglio bene. E' forse cosi' che si sente un prigioniero che vede la sua liberta' guardando dalla finestra di camera sua?

Sono le due del mattino e mi ritrovo qui a scrivere, perche' solo le parole scritte su una carta collegano i mie pensieri a quella finestra di luce che si affaccia al mondo.

Diciamo che l' Inghilterra non ha mantenuto una quarentena rigida come e' avvenuta in Italia o in altri paesi europei. A noi ci e' stato permesso uscire di casa per una passeggiata o per fare attivita' fisica una volta al giorno, le mascherine non sono scarseggiate perche' non tutti ne facevano uso.

Per qualche ragione invece la carta igienica, alcolici e tabacco sembrava essere la principale preoccupazione degli inglesi.
Io invece mi rifornivo di medicinali omeopatici, frutta, verdura e cibo in scattola perche' la gente presa dal panico inizio' a saccheggiare i beni di prima necessita'.
Ho camminato per tutta la citta' come una anima persa ma quello che trovavo era silenzio, quel suono muto che non senti ma che allo stesso tempo ti fa paura ascoltare. L'unica cosa che percepisci e' il battito del tuo cuore e allora ti rendi conto che sei viva e non sei da sola in un paese estero.

Ho seguito le notizie provenienti dall'Italia su internet e se mi spezzava il cuore al vedere le casse funebri sfilare nelle citta' e famiglie che non potevano dare il loro ultimo abbraccio ai loro cari.

Perdere una madre, un padre, un figlio, un nonno e non poterle dire ti voglio bene e stringerle la mano per mesi o giorni ma avere solo le loro ceneri e' un dolore profondo, un vuoto che ti porta via il respiro. Un trauma.

La vita ci mette a dura prova con situazioni da cui vorremmo solo scappare, fuggire. Ti senti impotente, se potessi donare la tua vita, lo faresti senza dubbitare ma il destino non si puo' cambiare. Ma accettarlo e' solo un tormento da vivere giorno per giorno.

Molte persone hanno perso le loro vite, e ti chiedi un semplice, perche'?

Molti possono dire che non e' niente vero quello che succede che e' terrorismo psicologico. Ma io parlo per esperienza diretta e per tutti i miei cari che sono andati via per questo virus.
Non potete capirlo finche' non tocca a voi.

L' unica cosa che spero e' che la gente impari ad apprezzare quello che ha, che impari ad amare i piccoli gesti di tutti i giorni, che AMI LA VITA, che non dia niente per scontato. Dimostrare e rispettare agli altri perche' oggi siamo in questa terra, il domani e' incerto.

Tieni cura di quello che hai perche' le persone che ci amano sono il bene piu' prezioso che abbiamo. Alla fin dei conti i soldi non ci portera' in un aldila' migliore.

Come diceva la mia cara nonna: 'l' Inferno ce lo creiamo noi, in terra'.



Tenetevi cura di voi.


Cynthia

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